(Nella foto Fabio Falchi – Credit photo
Emmanuele Macaluso)
PERSONAGGI E PERSONALITA’: INTERVISTA A
FABIO FALCHI
Venerdì, 24 novembre
2017
Fabio Falchi è uno
dei massimi esperti mondiali di inquinamento
luminoso. È il primo autore dell’Atlante Mondiale
dell’Inquinamento Luminoso (pubblicato sulla rivista
scientifica “Science Advances” nel giugno 2016),
ricercatore presso l’ISTIL (Light Pollution Science
e Technology Institute) ed è il presidente di
CieloBuio – Coordinamento per la protezione del
cielo notturno.
-
È un pomeriggio di metà
novembre, quando incontriamo Fabio Falchi
presso l’Osservatorio Astronomico di San
Benedetto Po in provincia di Mantova. Dopo le
presentazioni, non abbiamo iniziato subito
l’intervista come da prassi, ma abbiamo iniziato a
confrontarci sul tema dell’inquinamento luminoso
e sulla divulgazione di massa di questo
problema. Un confronto che non solo ha riscontrato
una “visione comune” del tema, ma ha messo in
evidenza la grande passione, la competenza tecnica e
la determinazione di Falchi.
Una competenza
sviluppata in più di 35 anni, grazie - anche - alla
collaborazione con un team di esperti e scienziati
che ha preso forma a livello globale.
La prima domanda è
d’obbligo: Quando è iniziato il tuo interesse per
l’inquinamento luminoso?
Era il 1981, avevo letto
un articolo di Piero Bianucci sulla testata “L’Astronomia”.
Bianucci trattava il tema dell’inquinamento luminoso
relativamente ad una ricerca della Specola
Vaticana per l’individuazione di un luogo non
inquinato dal punto di vista dell’inquinamento
luminoso, per il posizionamento del grande
telescopio italiano che è stato successivamente
costruito alle Canarie.
Allora ero già un
astrofilo, e la mia passione per il cielo mi
metteva di fronte a questo problema. Con l’andare
avanti del tempo tuttavia, ed entrando più a fondo
nel problema e nella sua evoluzione, mi sono reso
conto che l’aspetto astronomico andava in
secondo piano rispetto ad altre questioni come le
ricadute sulla salute e sull’ambiente.
Mi è stato chiaro fin da
subito che alla mia generazione veniva preclusa a
possibilità di vedere lo stesso cielo stellato che
vedevano i nostri nonni. Eppure il contatto con il
cielo è estremamente importante.
Mi viene in mente un
aneddoto, secondo il quale, alcuni soldati americani
impiegati in Afghanistan, guardando il cielo si
sentivano più vicini a casa, perché riconoscevano le
stesse costellazioni che potevano vedere anche dagli
Stati Uniti. Evidentemente in patria avevano la
fortuna di vivere in aree non inquinate.
Parlaci dell’Atlante
Mondiale dell’Inquinamento Luminoso
È stato un lavoro di
squadra. Avevamo già lavorato ad una prima versione
dell’Atlante nel 2001. Oltre a me, in quel progetto
erano impegnati Pierantonio Cinzano e
Chris Elvidge del NOOA.
L’Atlante voleva essere
innovativo rispetto ai lavori precedenti. Invece di
analizzare ed elaborare le “mappe da abitanti” che
contengono i “dati di popolazione” delle aree
abbiamo voluto lavorare sui “dati da satellite”.
Il lavoro ovviamente è
iniziato prima del 2001. Era infatti il 1996 quando,
lavorando alla mia tesi di Fisica, e volendo fare
delle mappe sull’inquinamento luminoso contattai
Chris Elvidge. Siamo riusciti ad utilizzare i dati
dei satelliti metereologici militari del DMSP
(Defense Meteorological Satellite Program).
Questo programma satellitare esiste dalla fine degli
anni ’60. I satelliti vengono spesso aggiornati o
sostituiti con strumenti di bordo che hanno una
sensibilità sempre maggiore.
Ovviamente l’Atlante non
è semplicemente un insieme di foto scattate da
satellite, è diverso, rappresenta infatti una
sofisticata elaborazione che tiene conto di come si
propaga e come si diffonde la luce nella nostra
atmosfera. “Per ogni pixel, quindi per ogni sito
sul pianeta, andiamo a valutare tutti i contributi
alla luminosità del cielo in quel sito dovuti alle
luci artificiali nel raggio di 210 km”.
Ora, per chi non si
occupa di informatica sicuramente non sarà facile
comprendere fino in fondo questo dato. Per renderlo
più comprensibile basti pensare che 40 computer
hanno lavorato per settimane ininterrottamente al
fine di ottenere la mappa dell’inquinamento luminoso
che vediamo nell’Atlante.
Dopo il 2001 vi fu
l’intenzione di produrre un secondo atlante. Per
diverse ragioni non siamo riusciti a farlo in tempi
rapidi. Ci fu una versione intermedia del 2013, ma
abbiamo preferito aspettare i dati del sensore
VIIRS montato a
bordo del SUOMI NPP
(National Polar-Orbiting Partnership)
che è stato lanciato nel dicembre 2012. Abbiamo
atteso i dati e li abbiamo elaborati nella primavera
2015.
La prima “uscita
pubblica” del nuovo Atlante è avvenuta attraverso
una mia presentazione alla General Assembly
dell’International Astronomical Union (IAU) che
si è svolta ad Honolulu (Isole Hawaii).
L’Atlante è stato poi
pubblicato su “Science Advance” nel
giugno 2016 ed è disponibile a questo link
http://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1600377.
L’Atlante ha suscitato
un grande interesse dal punto di vista mediatico,
così come certificato da “Altimetric” nella sua Top
100 del 2016. (1)
Una cosa che mi piace
sottolineare, è che tutto il team italiano di questo
progetto (Falchi, Cinzano e Furgoni ndr) è
composto da volontari.
Parlaci della
pubblicazione su “Science Advance”
Nel dicembre 2015
proponemmo la pubblicazione secondo le procedure a “Nature”
e aspettammo una risposta. Nell’ambito delle riviste
scientifiche è previsto che non si possano fare
“invii in contemporanea” e quindi attendemmo.
Ottenemmo una risposta da parte di “Nature”
dove ci veniva consigliato di proporlo ad un’altra
rivista dello stesso gruppo che è “Nature
Communication”.
Sottoponemmo quindi il
lavoro a “Science”, pubblicata dall’American
Association for the Advancement of Science, e
dopo circa un mese, ricevemmo una risposta nella
quale ci consigliavano una pubblicazione su “Science
Advances”. Optammo per questa strada e l’Atlante
Mondiale dell’Inquinamento Luminoso venne
pubblicato su “Science Advances” nel giugno
del 2016.
Quali sono i prossimi
obiettivi del lavoro della tua squadra e di
CieloBuio?
Dobbiamo dividere gli
obiettivi in 2 grandi aree: obiettivi scientifici e
obiettivi politici e normativi.
Obiettivi scientifici:
Stiamo lavorando ad una versione dell’Atlante più
approfondita dal punto di vista statistico,
perfezionando le mappe a livello regionale e
provinciale per l’Europa e a livello di stati e
contee per gli USA. Vorremmo pubblicare un nuova
versione dell’Atlante - con una serie di innovazioni
che stiamo sviluppando - verosimilmente tra il 2019
e il 2020. (2)
Obiettivi politici e
normativi: Bisogna dare merito a CieloBuio
se noi in Italia siamo quelli più
all’avanguardia a livello di norme regionali, ma c’è
ancora molto da fare ovviamente. Non esiste de
facto una normativa a livello nazionale in
Italia, e quindi siamo costretti a lavorare “su più
tavoli” a livello regionale. Ovviamente le normative
vigenti sono estremamente restrittive secondo coloro
che inquinano, e troppo blande per chi si interessa
alle ricadute dell’inquinamento luminoso sulla
salute e l’ambiente. E’ sotto gli occhi di tutti,
letteralmente, il peggioramento della situazione
negli anni, a conferma della necessità di rendere
ancora più efficaci le leggi per il controllo del
fenomeno.
In tutte le leggi c’è un
paradosso di fondo, perché si è riusciti a
raggiungere dei parametri corretti a livello di
singolo impianto, tuttavia non vi è un limite
massimo al numero degli impianti che si possono
installare. Come si può facilmente comprendere,
questo rende inadeguata la normativa nella sua
finalità di riduzione del fenomeno.
Dal punto di vista
normativo, siamo allarmati ad esempio da alcuni
parametri indicati dal Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Patrimonio e del Mare
attraverso i CAM pubblicati lo scorso
mese di ottobre.
I CAM sono i Criteri
Ambientali Minimi indicati dal Ministero
competente. Quelli di ottobre rappresentano la
seconda versione, la prima era del 2013. Come
CieloBuio siamo stati invitati al tavolo di lavoro
per dare il nostro contributo, ma siamo stati
inascoltati.
In quella sede abbiamo
indicato due parametri:
- Il primo era la
“schermatura totale” degli impianti per cercare di
limitare l’inquinamento verso l’alto. All’interno
del CAM si danno parametri di schermatura parziali
che sono meno efficaci di molte leggi regionali
attualmente vigenti.
- La seconda era la
“limitazione sostanziale delle emissioni nella parte
blu dello spettro”, che sono quelle che si
diffondono maggiormente nell’atmosfera, hanno una
diffusione fastidiosa all’interno dell’occhio e sono
i più dannosi per la salute. (3)
La ricerca
dell’efficienza come unico obiettivo porta a
conseguenze ambientali negative in quasi tutti i
parametri. Per fare un paragone, potremmo prendere
in considerazione un’auto alla quale togliamo tutti
i sistemi di protezione ambientali, come i filtri
presenti nel tubo discarico. L’auto percorrerebbe
molti più chilometri con un litro, sarebbe più
efficiente quindi, ma cosa succede all’inquinamento
atmosferico nelle nostre città? Voi rimarreste
accanto ad un’auto rumorosa con i gas di scarico che
in pratica escono direttamente dal motore senza
alcun filtro?
Quando salutiamo
Fabio Falchi è ormai buio e alzando gli occhi al
cielo, nel cortile dell’Osservatorio Astronomico di
San Benedetto Po, in piena campagna, intravvediamo
la Via Lattea, ma non riusciamo a vederla in
modo definito. Abbassiamo lo sguardo e guardiamo
Fabio Falchi certi che andrà avanti nelle sue
attività scientifiche e divulgative. Noi di
Cosmobserver ne daremo notizia.
Di seguito i contatti di
CieloBuio - Coordinamento per la protezione del
cielo notturno
Web:
www.cielobuio.org
Emmanuele Macaluso
NOTE:
(1) “Altimetric”
indica l’articolo di “Science Advances”
dedicato all’Atlante Mondiale dell’Inquinamento
Luminoso al decimo posto nella sua Top 100 del 2016,
al terzo nelle scienze fisiche e primo tra i lavori
guidati da italiani. L’articolo è stato ripreso più
di 400 volte tra articoli, servizi radio e TV in
tutto il mondo. Dati consultabili al link
https://www.altmetric.com/top100/2016/
(2) Ne daremo notizia
approfondita al momento dell’uscita.
(3) Consigliamo di
leggere il paragrafo relativo alla salute
dell’articolo “Inquinamento luminoso: Analisi di un
problema globale” a questo link
http://thecosmobserver.blogspot.it/2017/06/inquinamento-luminoso-analisi-di-un.html
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