(Nella foto Walter Ferreri vicino un telescopio
dell'Osservatorio INAF di Torino: Credits Emmanuele
Macaluso)
PERSONAGGI E PERSONALITA': INTERVISTA A WALTER
FERRERI
Venerdì, 4 aprile 2014
Walter Ferreri
svolge la sua attività professionale presso
l’Osservatorio Astrofisico di Torino dove, oltre
che di ricerca scientifica si occupa di telescopi e
di astrofotografia.
Sul
tema della ricerca scientifica ha svolto numerosi
lavori sulle stelle doppie, comete, su
Plutone, sulle posizioni degli asteroidi,
loro principali caratteristiche e oro ricerca. Per
questi lavori ha utilizzato i maggiori telescopi
italiani ed ha lavorato presso alcuni osservatori
all’estero. In particolare presso l’ESO, in
Cile, ha scoperto circa una trentina di
asteroidi.
Per
il lavoro svolto nel 1987 la comunità scientifica
internazionale ha dato il nome “Ferreri”
all’asteroide 3308 (1981 EP). Ha scritto molti
libri, collaborato ad opere enciclopediche e stilato
centinaia di articoli. Nel 1977 ha fondato la
rivista “Orione”, nella cui versione attuale
“Nuovo Orione” è direttore scientifico.
È
consulente di enti pubblici, privati, emittenti
radio-televisive e giornali.
Tiene regolarmente corsi di astronomia e conferenze.
Nel 1993 gli è stato assegnato il premio “Targa
Piazzi” e nel 2013 ha ricevuto il premio “GAL
Hassin”.
-
Sono
le 14 e 30 circa dell’undici marzo del 2014 all’Osservatorio
Astrofisico di Torino, sulle colline di Pino
Torinese.
Il
Prof. Walter Ferreri ci accoglie nel suo
ufficio, situato a pochi passi dalla struttura
architettonica futuristica del Planetario di
Torino, con il suo sorriso e con quella serenità
tipica di chi ha la fortuna di fare un mestiere che
"ti appassiona tanto da entrarti dentro".
L’intervista inizia in un clima informale e
rilassato.
D.
Mi racconti della sua scelta di diventare un
astronomo, quando e come si è appassionato a questa
scienza?
R.
All’età di 7/8 anni, ci fu un acquisto da parte dei
miei genitori che mi indirizzò in questa direzione.
Si trattava di un’enciclopedia per ragazzi, che tra
l’altro ho ancora. Rimasi affascinato dai grandi
numeri, le distanze e tutti quei dati che erano così
difficili da immaginare, in alcuni casi sembravano
addirittura difficili da credere. La volontà di
comprenderli mi ha fatto avvicinare all’astronomia e
quindi il mio piano di studi ha seguito questi miei
interessi.
D.
Molti dei lavori che compongono la sua bibliografia
sono dedicati al nostro satellite naturale, come
mai?
R.
Ritengo che la Luna sia un po’ trascurata. La
volontà di spingersi sempre un po’ oltre, di
guardare altrove, talvolta per apparire un po’ più
“raffinati” ci porta ad essere forse un po’ troppo
superficiali rispetto alle cose che ci sono più
vicine.
D.
Della Luna, si è pensato per molti anni che non ci
fosse più molto da scoprire. Eppure è solo di pochi
anni fa la scoperta, da parte di una sonda, della
presenza ghiaccio ai poli lunari. Come mai questa
scoperta così recente?
R.
Ad un certo punto si è pensato che la Luna fosse
più una questione legata all’astronautica piuttosto
che all’astronomia.
D. A
proposito di astronautica e Luna. Come ha vissuto,
nel luglio del 1969, lo sbarco sulla Luna
dell’Apollo 11?
R.
Con “eccitazione” e “impazienza”. Quando lo sbarco
avvenne era notte qui in Italia, e io mi chiedevo:
“ma quanto ci mettono ad uscire dal LEM”?
(1)
Fu
una grande emozione, anche se credo che molte delle
persone dell’epoca non si siano davvero rese conto
di quanto fosse importante quell’evento. La rivalità
tra americani e russi ha trasformato la “corsa allo
spazio” in una vera e propria competizione,
togliendo qualcosa alla parte scientifica.
D.
Il progetto Apollo venne interrotto in anticipo a
causa del calo di interesse da parte del popolo
americano. Divenne impossibile continuare a
finanziare un progetto che non aveva più il
benestare appassionato della nazione. Come potremmo
spiegare “all’uomo della strada” l’importanza
dell’astronomia come scienza e come investimento
collettivo?
R.
L’osservazione è importante sotto molti punti di
vista e per motivi diversi.
Il
controllo e la ricerca di eventuali meteoriti in
rotta di collisione con la Terra sarebbe un fattore
che da solo basterebbe a giustificare gli
investimenti dedicati all’astronomia. Noi oggi
abbiamo la possibilità di accorgerci in tempo di un
eventuale meteorite in arrivo verso il nostro
pianeta, e grazie all’astronautica potremmo agire
per evitare l’impatto.
D.
Il rischio di impatto è reale?
R.
Si, è reale.
D.
Concludendo il capitolo Luna, il programma Apollo ha
anche aperto la strada alla teoria del complotto che
vuole che Armstrong e Aldrin non abbiamo camminato
sul suolo lunare. Cosa ne pensa?
R.
Abbiamo visto il razzo partire e i segnali radio
provenivano dalla Luna. In più un satellite russo
era orbita e ci sarebbero stati gli interessi per
smentire gli Stati Uniti. “Tra gli addetti ai lavori
si sapeva che era tutto vero”.
La
NASA fece un errore a ritoccare alcune foto,
“ripulendole” per renderle più fruibili al pubblico.
Questo ha dato adito agli amanti dei complotti.
D.
Qual è la sua visione relativa ad altre fonti di
vita nello spazio?
R.
“Io penso che non siamo soli nell’universo”; anche
se credo che le condizioni per lo sviluppo della
vita possano essere inferiori rispetto a quelle che
si potrebbero immaginare.
La
mancanza di vita su Marte ad esempio, nonostante la
sua vicinanza alla Terra e la sua distanza dal Sole
ci fa ragionare molto a proposito di questa
affermazione. La vita, come la intendiamo noi, ha
bisogno di condizioni che sono molto difficili da
ricreare.
D.
Un asteroide porta il suo cognome. Ci racconta la
storia di questa scoperta?
R.
Intanto bisogna dire che l’asteroide non l’ho
scoperto io, ma un astronomo belga che si chiama
Henry Debehogne. Io ne ho scoperti altri.
Per
gli asteroidi, al contrario che per le comete che
riportano sempre il nome dello scopritore, vi è la
facoltà di decidere quale nome dare, e spesso non si
opta per l’identità dell’astronomo scopritore.
Debehogne ha avuto piacere di dare il mio cognome
all’asteroide che ha scoperto come segno di stima
nei miei confronti, per i miei lavori scientifici.
D.
La sua attività di divulgatore scientifico, l’ha
portata a fondare una rivista che si occupa di
astronomia e che oggi si chiama Nuovo Orione e della
quale lei è direttore scientifico. Ce ne racconti la
storia.
R.
La rivista è nata per volontà del pubblico e degli
appassionati. Molto spesso, durante le visite
guidate (negli anni ’70 ndr), mi chiedevano se
esistesse una rivista astronomica da acquistare. A
quei tempi esisteva una rivista intitolata “Coelum”,
che non è quella di oggi e che aveva la
caratteristica di essere molto tecnica e
difficilmente comprensibile per il pubblico di
appassionati. Nel 1973, insieme ad altre persone,
fondai “Orione”. Ai tempi si trattava di un
ciclostilato che nel 1977 passò alla stampa
tipografica. Alcune vicissitudini legate al
fallimento della casa editrice dell’epoca portarono
il progetto alla fine. Ci rivolgemmo ad una nuova
casa editrice per continuare l’esperienza e il
progetto prese il titolo “Nuovo Orione”, per segnare
la differenza con quanto avvenuto prima. Il progetto
continua ancora oggi.
D.
Nel corso della sua carriera ha avuto la possibilità
di lavorare insieme a Margherita Hack. Ci dà un suo
ricordo della Professoressa?
R.
“Margherita era netta e spigolosa. Pane al pane e
vino al vino”.
Con
lei ho scritto due libri. Durante la stesura del
primo libro aveva avuto un approccio molto
“energico”, come il suo carattere. Quando non era
convinta di qualche contenuto non aveva difficoltà a
farlo notare.
Durante la stesura del secondo, la stanchezza e il
peso degli anni si fecero sentire maggiormente.
“Di
Margherita ricordo, nonostante l’età avanzata, la
grande capacità di innovazione e di memorizzazione
dei dati”.
D.
Lei prima ha detto che la Luna venne “lasciata”
all’astronautica. Tuttavia l’astronautica e
l’astronomia collaborano insieme in molti progetti.
Uno di questi è quello relativo alla sonda Gaia
(2),
che mapperà la Via Lattea in 3D e che vede impegnato
l’Osservatorio Astrofisico di Torino.
R.
Gaia è un progetto dell’ESA (l’Agenzia Spaziale
Europea ndr), e come osservatorio posso dire con
orgoglio che siamo dei riferimenti per quanto
riguarda il progetto. È un progetto dalla durata di
5/8 anni e noi ci occupiamo del software. Un impegno
notevole.
D.
Lei è un divulgatore scientifico, concludiamo questa
intervista con una sua definizione di divulgazione?
R.
Divulgare dovrebbe voler dire non solo diffondere in
modo comprensibile ma anche rendere gradevole e
appassionante ciò di cui si parla.
Emmanuele
Macaluso
(1)
LEM (Modulo di Esplorazione Lunare)
(2)
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-12-19/lanciata-sonda-esa-gaia-mappera-via-lattea-3d-115216.shtml?uuid=AB0st1kv
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