(Nella
foto una rappresentazione artistica della sonda ESA
Mars Express - Credits: ESA)
ACQUA ALLO STATO
LIQUIDO NEL SOTTOSUOLO MARZIANO
Giovedì, 26 luglio
2018
Un team italiano,
attraverso la tecnologia radar, ha trovato le prove
della presenza di acqua allo stato liquido nel
sottosuolo marziano.
È stato pubblicato il 25
luglio 2018, sulla prestigiosa rivista scientifica “Science”,
l’articolo del team italiano che ha riscontrato le
prove della presenza di acqua allo stato liquido
nel sottosuolo marziano.
La presenza di acqua ai
poli era da lungo al centro di diverse teorie, ma
non era mai stata osservata. Il team, coordinato da
Roberto Orosei dell’INAF di Bologna,
ha studiato la zona australe di Marte,
utilizzando il MARSIS (Mars Advanced Radar
for Surface and Ionosphere Sounding).
Il MARSIS è uno
strumento radar, che opera a bassa frequenza, e che
fa parte della strumentazione montata a bordo della
sonda dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea
nda) “Mars Express”, lanciata il 2
giugno 2003.
Il periodo di
osservazione è racchiuso tra il maggio 2012 e il
dicembre 2015. I dati raccolti dal MARSIS contengono
le prove di un lago dall’estensione di circa 20 km,
formato da acqua allo stato liquido, intrappolato
sotto la crosta ghiacciata del polo sud marziano. La
zona del ritrovamento è collocata a 193° Est, 81°
Sud.
La scoperta, pubblicata
sulla rivista Science, vede come co-firmatari:
> R. Orosei - Istituto
di Radioastronomia, Istituto Nazionale di
Astrofisica INAF
> S. E. Lauro -
Dipartimento di Matematica e Fisica, Università
degli Studi Roma Tre
> E. Pettinelli -
Dipartimento di Matematica e Fisica, Università
degli Studi Roma Tre
> A. Cicchetti -
Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali,
Istituto Nazionale di Astrofisica
> M. Coradini - Agenzia
Spaziale Italiana ASI
> B. Cosciotti -
Dipartimento di Matematica e Fisica, Università
degli Studi Roma Tre
> F. Di Paolo - Istituto
di Radioastronomia, Istituto Nazionale di
Astrofisica INAF
> E. Flamini - Agenzia
Spaziale Italiana ASI
> E. Mattei -
Dipartimento di Matematica e Fisica, Università
degli Studi Roma Tre
> M. Pajola -
Osservatorio Astronomico di Padova, Istituto
Nazionale di Astrofisica INAF
> F. Soldovieri -
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per il
Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente
> M. Cartacci - Istituto
di Astrofisica e Planetologia Spaziali, Istituto
Nazionale di Astrofisica
> F. Cassenti -
Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione,
Elettronica e Telecomunicazioni, Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”
> A. Frigeri - Istituto
di Astrofisica e Planetologia Spaziali, Istituto
Nazionale di Astrofisica
> S. Giuppi - Istituto
di Astrofisica e Planetologia Spaziali, Istituto
Nazionale di Astrofisica
> R. Martufi -
Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione,
Elettronica e Telecomunicazioni, Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”
> A. Masdea - E.P.
Elettronica Progetti
> G. Mitri -
International Research School of Planetary Sciences,
Università degli Studi “Gabriele d'Annunzio”
> C. Nenna - Danfoss
Drives
> R. Noschese - Istituto
di Astrofisica e Planetologia Spaziali, Istituto
Nazionale di Astrofisica
> M. Restano - Serco,
c/o ESA Centre for Earth Observation
> R. Seu - Dipartimento
di Ingegneria dell'Informazione, Elettronica e
Telecomunicazioni, Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
L’articolo originale (in
inglese) su “Science” è disponibile a questo link
http://science.sciencemag.org/content/early/2018/07/24/science.aar7268
Emmanuele Macaluso
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