(Credits: NASA)
ADDIO A JOHN GLENN PIONIERE DELLO SPAZIO
Venerdì,9 dicembre
2016
Comprendere cosa
significhi la morte di John Herschel Glenn
(Cambridge, 18 luglio 1921 – Columbus, 8 dicembre
2016) significa dover viaggiare nel tempo. Arrivare
alla metà del secolo scorso con gli occhi e la
tecnologia di quel momento.
Un momento in cui il
mondo era diviso in due parti e la sfida
tecnologica per lo spazio era anche
politica.
Un momento in cui gli
astronauti erano qualcosa di più complesso di
oggi. Erano uomini, eroi, simboli politici e
sociali.
Immaginate le bottiglie
di coca cola in vetro, i classici americani
degli anni ’60 alla radio e macchine grandi come
aerei nelle strade. Immaginate di essere dei bambini
che arrotolando un pezzo di cartone immaginando di
giocare con una navetta spaziale.
Ora, se immaginate per
un attimo di essere quel bambino, e a vostra volta
immaginate di essere un’astronauta,
sicuramente state immaginando di essere John
Glenn. L’uomo dei record.
Membro dei Mercury
Seven, i primi sette astronauti della
NASA destinati al programma spaziale Mercury,
è stato il primo astronauta americano in
orbita attorno alla Terra a bordo della
missione Mercury-Atlas 6 (MA-6) il 20
febbraio 1962. Ed è stato il più anziano astronauta
della storia grazie al suo volo a bordo dello
space shuttle Discovery nella missione STS-95
(29 ottobre – 7 novembre 1998).
Glenn ha
rappresentato, e rappresenterà per sempre, la vera
essenza dell’astronautica. Quella disciplina che ha
come scopo il raggiungimento di obiettivi mai
sfiorati prima, fatta da uomini in grado di
abbattere la barriera del “mai fatto prima”.
Sottoposti a rischi non realmente calcolabili e che
non potranno mai essere routine.
Non è stato il
cinquantesimo o il centesimo astronauta a non
sentire il peso del suo corpo, in orbita attorno al
nostro pianeta. Lui è stato il primo. Un pioniere.
Il simbolo del prestigio e del successo della
tecnica e dell’intelligenza umana. Con Glenn non
scompare solo un uomo, ma un titano della razza
umana.
Emmanuele Macaluso
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